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2016
Questo lavoro si prefigge lo scopo di descrivere le reti di spionaggio e di sabotaggio, le missioni e gli agenti dei servizi segreti tedeschi e della RSI inviati nell’Italia centro-meridionale, tra il 1943 e il 1945, con l’obiettivo di contrastare l’avanzata Alleata nella Penisola. I due servizi segreti tedeschi, l’Abwehr e il Sicherheitsdienst, riorganizzati dopo l’Armistizio, reclutarono agenti italiani (provenienti dalla Milizia o dalle neonate Brigate Nere ma anche dalla Decima Mas di Borghese) per operazioni di spionaggio e sabotaggio oltre le linee Alleate. Anche gli stessi fascisti, tramite il neonato SID ed altri gruppi come quello del Principe Pignatelli o l’Ufficio Pucci-Del Massa, tentarono di pianificare reti spionistiche ma anche di porre le basi per la sopravvivenza del fascismo all’indomani della fine della guerra.
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Paper presentato a Storie in corso - XII Seminario nazionale dottorandi SISSCO, Potenza-Matera, 25-26 maggio 2017.
Introduzione Pag. 3 1 Capitolo Gli Alleati e l'Italia Pag. 7 1.1 The God war: la Sicilia come laboratorio Pag. 7 1.2 OSS chiama mafia Pag. 11 1.3 Italia fascista e liberali americani Pag. 15 1.4 La pianificazione, alla ricerca di una politica alleata Pag. 25 2 Capitolo La politica della resa in attesa della liberazione Pag. 32 2.1 Il problema della stabilizzazione Pag. 32 2.2 La rete USA, l'OSS Pag. 36 2.3 La caduta di Mussolini Pag. 37 2.4 Dai quaranta giorni di Badoglio all'armistizio Pag. 39 2.5 La posizione del Dipartimento di Stato nei confronti degli sviluppi della situazione italiana dopo l'8 settembre Pag. 53 3 Capitolo Un nuovo corso per l'Italia Pag. 58 3.1 Fischia il vento: notizie dal nord in lotta Pag. 58 3.2 Bonomi è subito in crisi Pag. 61 3.3 La politica statunitense nei confronti dell'Italia durante l'inverno '44 – '45 Pag. 64 3.4 Il 25 aprile Pag. 70 3.5 Il passaggio di presidenza: il cambiamento della politica estera USA in Italia Pag. 74 3.6 Verso le elezioni e il referendum del 2 giugno: l'Italia come fulcro strategico per il mantenimento degli equilibri dell'Europa Occidentale Pag. 82 3.7 Le prospettive della guerra fredda: la rete neofascista italiana e la strategia anticomunista Pag. 91 4 Capitolo La stabilizzazione: il trionfo dei conservatori Pag. 100 4.1 La situazione italiana nell'immediato dopoguerra: gli americani contro le sinistre Pag. 100 4.2 Alle origini del piano Marshall e dell'anticomunismo Pag. 107 4.3 Le grandi elezioni: 18 aprile 1948 Pag. 114 4.4 L'Italia nella comunità atlantica Pag. 120 Bibliografia Pag. 124
La storia del SID vista dai documenti inglesi a Londra, in quegli archivi nazionali.
2019
Nella fase di impianto della democrazia repubblicana la necessità di «fare i conti» con il passato fascista si presenta come un’esigenza ineludibile. A questo scopo, già nel corso del conflitto vengono definiti organismi e prassi di giustizia speciale che hanno come obiettivo la punizione dei crimini avvenuti nel corso della Seconda guerra mondiale. Da un lato, a pochi giorni dalla liberazione vengono istituite le Corti d’assise straordinarie, organismi responsabili a livello provinciale del giudizio sugli imputati accusati di collaborazionismo; dall’altro lato, la competenza sui crimini di guerra viene affidata all’attività dei tribunali militari sia italiani che alleati. Questo volume presenta una serie di studi e ricerche che, a partire dagli esiti dei processi istruiti da tali corti e tribunali, disegnano un profilo del fascismo repubblicano, si misurano con le modalità di occupazione nazista, si interrogano sui confini tra diritto e politica nel giudizio sulla transizione dalla dittatura alla democrazia.
2015, Studi e ricerche della Fondazione CDEC, Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea CDEC
http://www.cdec.it/home2_2.asp?idtesto1=1548&idtesto=185&son=1
2019, Giudici, criminali di guerra, collaborazionisti. Esperienze di giustizia di transizione in Italia
2020
Per quale ragione sul tema della violenza politica degli anni ‘60 e ‘70 in Italia le forze politiche, ancora oggi, si dividono e si danno strumentalmente battaglia? Perché solamente nel nostro paese il fenomeno del terrorismo è durato ben quindici anni? E perché, diversamente da quanto accaduto in Germania e in Francia – tanto per portare alcuni esempi compatibili – su questi temi non esiste ancora una cultura condivisa? Quali vuoti di conoscenza permangono nella rilettura storica di quegli avvenimenti che hanno caratterizzato la società italiana per più di un decennio? È possibile oggi, a distanza di quasi quaranta anni dalle sue prime apparizioni, affermare senza timore di smentita che dell’argomento “terrorismo rosso” ormai tutto è noto e non c’è null'altro da aggiungere? È ponendomi queste domande che questa ricerca ha preso vita. https://amzn.eu/d/7ZoK2P3
Il Servizio Informazioni della Repubblica Sociale Italiana dal 1° ottobre 1943.
La Toscana delle industrie estrattive ha svolto, nel corso delle due guerre mondiali, un ruolo socioeconomico di livello nazionale ed ha avuto un’importanza davvero cruciale per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico. Partendo da questo significativo caso-studio e analizzando alcune vertenze, il saggio affronta il tema del lavoro in miniera durante le emergenze belliche del 1915-18 e del 1939-45 soffermandosi soprattutto sull’organizzazione produttiva, il reclutamento e la disciplina nelle differenti mobilitazioni industriali, i contratti stipulati, il trattamento salariale, le condizioni di lavoro e la salubrità, l’occupazione tedesca e la gestione partigiana dei siti minerari.
2009
2017, P. Pezzino, G. Fulvetti (eds), Zone di guerra, geografie di sangue
Diacronie. Studi di Storia Contemporanea.
L’8 settembre 1943, dopo la sorpresa generale della proclamazione dell’armistizio, la fuga dei regnanti e lo sfaldamento delle forze armate, ciascun italiano fu chiamato a decidere se essere fedele al legittimo governo trasferitosi a Brindisi ovvero al nuovo movimento fascista repubblicano, che avrebbe stabilito la sua sede a Salò; essere alleato militare del vecchio nemico angloamericano, ovvero essere nemico del vecchio alleato tedesco. Il presente articolo, proprio in relazione a quanto accadde nei giorni immediatamente successivi la proclamazione della resa, propone una riflessione generale sull’aggettivazione di “fascistissima” data alla Regia Aeronautica e una riflessione specifica sul legame tra il personale aeronautico di vertice e il regime fascista. A tal fine verrà analizzata specifica documentazione contenuta nelle 181 buste costituenti il fondo “Discriminati Gen”, custodito presso l’Ufficio Storico dell’Aeronautica Militare.
2017, La Resistenza, il fascismo, la memoria. Bologna 1943-1945
The Resistance and the events of 1943-1945 have left deep traces in the identity of Bologna. The book addresses, through new research contributions, the twenty-month partisan war against the German occupation army and collaborationist fascism
2016
Il golpe Borghese e l’eversione nera in Italia Il tentativo eversivo di Junio Valerio Borghese si inserisce nel quadro della strategia della tensione e della stagione stragista vissuta in Italia dal 1969 al 1974. Questo intervento mira a dimostrare come la minaccia di un rovesciamento dello Stato fosse reale. Grazie al materiale raccolto dalle inchieste giudiziarie possiamo delineare la ramificazione delle organizzazioni eversive: elementi legati all’estrema destra, ufficiali dell’esercito, esponenti della massoneria e della criminalità mafiosa. Ma soprattutto possiamo mostrare come, nonostante il fallimento dell’operazione, l’obiettivo del golpe (il mantenimento dell’Italia in una posizione anticomunista, centrista e filoatlantica) venga raggiunto senza che si renda utile un colpo di Stato.
World War II ( 1943-1944 period ) , the partisan liberation struggle in Marino , near Rome .
The impact of the Bolshevik revolution over Italy from 1917 to the rise of the Fascist dictatorship based on unpublished primary resources.
Saggio pubblicato in «Spaesamenti. Antifascismo, deportazioni e clero in provincia di Livorno», a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea nella provincia di Livorno, Ets, Pisa 2015
2019, Qualestoria
Si propone qui per la prima volta in formato integrale un documento già utilizzato in chiave politico-propagandistica nel secondo dopoguerra e, solo in tale versione manipolata e ridotta, noto al pubblico e alla critica. Si tratta del rapporto redatto da un agente del servizio segreto cetnico sloveno operativo a Trieste, che relaziona sulla distruzione della Federazione triestina del PCI e della rete del servizio informativo partigiano VOS-VDV. Come si argomenta nel saggio, la pubblicazione della traduzione italiana del testo completo di tale rapporto contribuisce in maniera determinante alla demifisticazione della tesi della “delazione slava”, brandita a lungo per incolpare il movimento di Liberazione sloveno della caduta del PCI a Trieste nel 1944 e in particolare della cattura del segretario Luigi Frausin.
2018, nuova Storia Contemporanea - bimestrale di studi storici e politici sull'età contemporanea
From this research, a clear link emerges between the tragic events of the spring of 1937, in which the Italian anti-fascists Camillo Berneri and Carlo Rosselli were killed, and the assassination of Partito Socialista Unitario’s Secretary Giacomo Matteotti, in 1924. The Italian anarchist Ernesto Bonomini, who, in Paris in February 1924 shot Nicola Bonservizi, head of the local “Fascio”, acted as an involuntary connection between the three murders. He was in fact persuaded to commit such a crime by Amerigo Dumini, the fascist secret police chief and main person responsible for the killing of Matteotti, who in turn acted in accordance with orders coming directly from Rome. Thirteen years later, in February 1937, in the middle of the Spanish Civil War, the Italian Foreign Minister Galeazzo Ciano gave the Military Information Service (SIM) officer Santo Emanuele the order to organize the killing of two individuals, both of whom were implacable enemies of the Regime: Carlo Rosselli and Ernesto Bonomini. The latter had moved to Spain and joined, together with the Calabrian libertarian Francesco Barbieri, the CNT (Confederación Nacional del Trabajo, a Spanish trade union) Investigation Department, led by anarchist activist Vicente Gil, better known as "Portela". The department’s main task was to hunt down the so-called "Fifth Column", that is, the secret organizations operating within Republican territory that carried out clandestine activities in favor of the Francoist cause, ranging from espionage and sabotage to reach as far as murder. In Catalonia, and in particular in Barcelona, this "Fifth Column" could benefit from Fascist diplomatic protection until 18 November 1936 (date of the official recognition of the Francoist regime by the “duce”), therefore resulting strongly linked to Rome's interests. Some of its prominent elements, policemen Federic Llopis, Evarist Aguado and Josep Llaneras, all involved in the Catalan nationalist movement, were at the service of Santorre Vezzari, head of the Italian espionage in Spain since 1931. The ties between Catalan nationalism and Mussolini’s Regime had in fact become apparent in 1934, when the separatist leader Josep Dencàs, then Councilor for Internal Affairs in the Generalitat de Catalunya government, issued an open statement of pro-fascist sympathies in front of the Italian Vice-Consul in Barcelona Alessandro Majeroni, before being evacuated to Genoa aboard the Italian ship Tevere following the events of July the 19th, 1936. Later, after a mysterious interview with Ciano, Dencàs moved to Southern France, where he joined the SIFNE (Servicio de Información de la Frontera Nordeste de España, a branch of the Francoist secret services) as many members of the Catalan ultranationalist party Estat Català (EC) did, such as its Secretary Joan Torres Picart, Josep Maria Xammar, Miquel Xicota and above all the extremely ambiguous Sebastián Castañer, another Generalitat police officer who also worked for both the Francoist espionage and the French Sûreté while maintaining very close relationships with Dencàs, the communist-led Partit Socialista Unificat de Catalunya’s Secretary Joan Comorera, the controversial Italian anarchist Gino Bibbi and the fascist spy Alfredo Cimadori. This group of double agents, protected by various members of the Catalan government, had a laboratory installed in the port of Barcelona to manufacture false passports and export money and precious items (an activity entrusted to the trio Llopis-Aguado-Llaneras). At the same time, they were preparing, in collaboration with the General Commissioner for Public Order Andreu Rebertés, a coup aimed at eliminating the CNT from the political scene and proclaiming the independence of Catalonia, to then be able to stipulate a separate peace treaty with Franco. In the end however, this conspiracy was discovered through investigations carried out by the Investigation Department run by “Portela”, Barbieri and Bonomini, who had also managed to dismantle the clandestine organization based in the port. This caused the Italian diplomat’s Carlo Bossi (heavily involved in the plot) sudden flight abroad, which in turn resulted in the abandonment of the important documents of the Consulate which immediately fell into Berneri and Barbieri’s hands. The pair used them to unveil Mussolini’s colonial ambitions in the Iberian peninsula and to hunt down Fascist spies in Catalonia. One of these spies, the self-styled anarchist Angelo Tamborini, also acting under Vezzari's orders, was approached in the following spring by Santo Emanuele, who, according to a report issued by DEDIDE (Departamento Especial De Investigación Del Estado, a branch of loyalist Spain's secret services) offered him the sum of 100,000 francs to eliminate Carlo Rosselli. On the same occasion a similar offer was probably made by the SIM officer to Tamborini concerning the murder of Bonomini. Regarding Rosselli, the deal did not amount to anything, which pushed Emanuele to entrust its execution to the French right-wing terrorist group OSARN (Organisation Secrète d’Action Révolutionnaire Nationale, better known as la Cagoule) with which he had been in contact for a long time, and which was in turn co-operating with SIFNE through Francoist liaison officer, Commander Julián Troncoso. A few days later, at the end of April, 1937, Troncoso received a telegram from caudillo’s brother Nicolás Franco, urging him to communicate to the members of Estat Català the order to start acting immediately, stirring up troubles on the French border and in the Catalan capital. The exact correspondence between the telegram’s instructions and the provocations put into effect in the following days by the EC militias against the CNT leads to believe that the famous "Barcelona May Days" of 1937 might have been at least in part provoked by members of that separatist organization, who would have acted in accordance with orders received directly from Franco. Keeping in mind that the Francoist sabotage organization head in France, José Maria Marcet y Vidal, worked in close collaboration with Tamborini and his superior, the Italian Vice-Consul in Port-Vendres Roberto Giardini, and that in the days immediately following the riot Tamborini dashed to Rome for "reasons of higher order", being immediately received by OVRA (the Fascist secret police) senior officer Saverio Caccavale, it is highly likely that the Italian authorities, through their close relationships with both Francoist services and the Catalan nationalist movement, could have played a role, besides the Rosselli brothers’ elimination, even in one of the most famous crimes committed during the "May Days", namely Berneri and Barbieri’s homicide. The two Italian anarchists had long been a target for Mussolini’s agents: apart from being in possession of compromising documents collected at the Italian consulate, they were in fact engaged in multiple activities against the Regime, ranging from persecution of the ever-active, Italian-led "Fifth Column", to the planning of naval warfare actions against the fascist fleet operating in Iberian waters. Also noteworthy is the fact that Berneri and Barbieri shared their flat with Bonomini, who miraculously managed to save his skin and later flee abroad, despite being the target of several shooting attempts during the clashes that characterized the Barcelona Events.
2015, G. Focardi, C. Nuvola (eds), Nei tribunali. Pratiche e protagonisti della giustizia di transizione nell'Italia repubblicana
La professionalità dei Carabinieri nel controspionaggio dopo la caduta del fascismo
The goal of this work is to describe the relations and contacts between the most representative italian left wing terror group and the East Germany intelligence service at the time of the kidnapping of Aldo Moro, one of the most investigated crimes in the italian 70's.
2006, La memoria dimenticata. L'internamento in Italia durante il fascismo ed i campi destinati agli zingari
I campi di internamento in Italia durante il fascismo e come il regime dittatoriale affronta il caso zingari. I diversi, coloro che la pensano in maniera difforme al pensiero unico fascista, coloro che conducono una vita non conforme all'italica razza, possono creare problemi quindi, come per i dissidenti politici, vanno isolati e controllati. Quale misura allora se non quella dell'internamento?
2011, l'impegno
2008, L'Impegno
L'articolo inizia a pag,27.
2019
Fino a poco tempo fa si privilegiava una interpretazione “imperniata sulle vicende politiche e militari della Resistenza", con l’aggravante di non tener conto delle specificità dell’Abruzzo e dei suoi legami con tutta la realtà meridionale. Di conseguenza la guerra partigiana, e per estensione la Resistenza, era considerata di appannaggio quasi esclusivo dell’Italia centro-settentrionale. La divulgazione storica delle vicende della Brigata Maiella necessita oggi più che mai di approfondimenti, lavori di ricerca, promozione, musealizzazione e altre attività in grado di valorizzarle, renderle fruibili, soprattutto per l’importanza culturale che esse hanno rivestito in un periodo particolarmente delicato come quello della Seconda Guerra Mondiale, per l’Italia, il contesto in cui nasce la sua Costituzione e i valori da essa incarnati.
Pubblicato su Nuova Storia Contemporanea
2018, E-Review. Rivista degli Istituti storici dell’Emilia Romagna in Rete, 6
Tutto quello che avreste voluto sapere ma che a scuola non vi hanno insegnato stragi di stato, complotti , colpi di stato, massoneria, mafia, connivenze politiche dal 1942 al 2002! Italia Strana Democrazia ! Liberamente stampabile e pubblicabile non e' soggetto ad alcun copyright e di libera divulgazione.
2019, Farestoria (nuova serie)
2019, Rivista storica italiana
2016
2015
La storia dell'occupazione nazista di Ancona non ha più segreti. Documenti inediti svelano un nuovo volto della Repubblica di Salò: la folle fuga verso le viscere della terra per sfuggire alle bombe, i feroci delitti dei nazisti, l'impotenza del sistema giudiziario anconetano. Ma qualcosa ci tiene ancora legati a quell'ideologia. Chi vuole può acquistare su Amazon la versione cartacea di questo libro.
Vicende e conseguenze della guerra e della Resistenza in Toscana si comprendono solamente, soprattutto dell'estate del 1944, in considerazione delle grandi opzioni strategiche che fecero sentire le loro conseguenze sul territorio molto prima che esso diventasse teatro di combattimenti terrestri. Molti eventi furono dovuti al caso, e spesso non è possibile spiegare in termini di cause ed effetti i comportamenti degli opposti eserciti, dovuti anche a scelte improvvisate. Tuttavia è molto utile rievocare sommariamente la sequenza dei contesti che definirono, in prospettive diverse e continuamente mutate, l'uso della regione per fini militari, sia da parte degli occupanti tedeschi, sia da parte degli Alleati. Il processo per il quale, in questo periodo, la Toscana andò assumendo sempre più le funzioni di retrovia degli eserciti combattenti, dev'essere tenuto sempre presente, perché a causa delle esigenze strategiche ogni altra considerazione sempre più venne a dipendere dalle istanze comuni alle due armate contrapposte: in positivo, ciascuno voleva controllare il territorio e garantirsi la praticabilità delle vie di comunicazione, in negativo, impedire all'avversario, al di là del fronte, tanto la sicurezza quanto i movimenti. Considerate dal punto di vista della popolazione civile, queste finalità convergevano nel determinare azioni pesantemente distruttive, soprattutto sulle coste, e l'allontanamento degli abitanti dalle zone giudicate critiche per i combattenti. Zone che, con lo scorrere progressivo della linea del fronte da sud a nord per tutta l'ampiezza della Toscana, praticamente occuparono in tempi diversi l'intera regione, a partire dal 12 giugno 1944, il primo giorno in cui gli alti comandi tedeschi presero atto che gli Alleati si erano inseriti nella linea di difesa Bolsena-Orbetello ed avevano potuto " in collaborazione con un gruppo partigiano" prendere la posizione di Pitigliano. * Per le fonti bibliografiche e informatiche si rinvia il lettore alla " nota sulle fonti " che conclude questo contributo.
2009, Diacronie. Studi di Storia Contemporanea
Nella variegata realtà della prigionia di guerra italiana nell’ultimo conflitto, ha avuto sue precise peculiarità la vicenda dei 50.000 militari detenuti negli Stati Uniti. Dopo l’8 settembre, da nemici, essi diventarono “alleati” degli anglo-americani. I comandi statunitensi proposero loro un’adesione volontaria e individuale ad un programma di cooperazione, senza avere mai l’avallo ufficiale del governo Badoglio. Per i prigionieri non si trattò di una scelta semplice. Sperando in un miglioramento delle condizioni materiali e maggiori libertà, la maggioranza scelse di collaborare, ma a spingerli fu soprattutto la stanchezza dopo lunghi anni di guerra. Marginali furono invece le scelte motivate politicamente. Chi decise di non cooperare non ebbe vita facile. Emblematico è il caso del campo Hereford, dove emerse un gruppo di ufficiali con provenienze ideologiche eterogenee che diede vita ad una vivace dialettica politica e culturale.
La transizione italiana dal fascismo alla democrazia costituisce un paradigma della più recente categoria di giustizia di transizione. L’indagine studia il caso italiano secondo tale prospettiva specifica, intesa come gamma di processi e meccanismi associati con i tentativi di una società di affrontare un’eredità di passati abusi su larga scala. Vengono analizzate le soluzioni adottate in Italia, a partire dalla caduta del regime fascista, al fine di “fare i conti” con il passato. Lo studio fornisce una ricognizione prima di tutto sul piano del diritto penale, sia sostanziale che processuale, prendendo in esame sia gli interventi normativi che la prassi applicativa. Si passa poi all’esame di altri meccanismi, non solo sul piano amministrativo e civile, ma anche su quello politico e costituzionale, giungendo a riflettere su come il diritto penale si rapporti al processo di transizione nel suo insieme. In particolare, il lavoro analizza approfonditamente il rapporto fra transizione e potere di clemenza, partendo da un’analisi critica dell’amnistia Togliatti, vista come paradigma della transizione italiana. La prospettiva penalistica viene integrata con la comparazione giuridica e con la chiave di lettura della giustizia di transizione, che include una prospettiva storica, politica, sociologica e filosofica. Il lavoro legge il caso italiano come esempio di giustizia di transizione, lo colloca all’interno dello scenario comparato, verificando se si possa o meno ritenere esistente un modello italiano, cercando di offrire uno studio critico del processo transizionale nel suo insieme.
Il passaggio dalla guerra alla pace è un tema raramente affrontato dagli storici contemporaneisti. Eppure, è proprio nelle turbolente stagioni che seguono i due conflitti mondiali che l’Italia vive le crisi più traumatiche della propria storia unitaria. I dopoguerra sono il momento in cui si mettono in luce continuità e insufficienze di una classe dirigente incapace di far fronte ai traumi della guerra di massa; sono anche il contesto in cui si consumano le rotture più radicali con il passato, con esiti drammaticamente diversi.
"Pietro Secchia. Rivoluzionario eretico". Interpretazione storiografica e politica della vita del dirigente comunista Pietro Secchia.
Questa ricerca nasce dal recente ritrovamento, presso gli eredi del pittore fiorentino Giovanni Colacicchi, di lettere e documenti appartenuti a Carlo Levi, risalenti al periodo in cui il pittore e scrittore torinese tenne aperto uno studio a Firenze: dalla fine del 1941 alla fine del 1945. Durante questi anni, accadono molte cose che un biografo definirebbe “fondamentali”. Dalla Questura di Firenze parte l’ordine di arresto che costa a Levi la terza carcerazione della sua vita: dalla fine del giugno 1943 sarà detenuto al carcere delle Murate, da cui uscirà il 26 luglio. Tra il 1943 e il 1944, nascosto in piazza Pitti, scrive Cristo si è fermato ad Eboli, che resterà il suo libro più celebre. A Firenze Levi aderisce al Partito d’Azione, e quindi lo rappresenta, dall’agosto 1944, nella direzione interpartitica della “Nazione del Popolo”, il quotidiano pubblicato a cura del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale. Tra i cinque condirettori, Levi si ritaglia un ruolo di assoluto primo piano: ha un peso molto rilevante nella scelta dei collaboratori, a lui si devono la presenza di certi temi e prese di posizione sulle pagine della “Nazione del Popolo”. Levi interviene direttamente – sono almeno trenta i suoi articoli di fondo, concentrati soprattutto nei primi mesi di vita del giornale –, oppure commissiona alcuni pezzi ad hoc ai suoi collaboratori più stretti.