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"Cos’era Udine agli occhi di un cividalese del Quattrocento, se non una ‘neonata’ irriverente? Partendo da questa domanda provocatoria, il saggio delinea lo sviluppo e la storia di Cividale durante il Medioevo da un’angolatura diversa: quella del conflitto latente che la contrappose a Udine per la maggior parte del tempo. Come sottolinea il titolo del saggio, si tratta di un percorso che inizia in età tardo antica, quando ‘Forum Iulii’ strappò ad Aquileia la palma di capitale, e si conclude al tramonto del Medioevo, quando quella che ormai si chiamava ‘Civitas Austriae’ cedette il primato a Udine. Dapprima come ‘forum’ romano, quindi come ducato longobardo, e più oltre, in età carolingia, quando è attestata l’esistenza di una scuola capitolare, nei secoli centrali del Medioevo Cividale del Friuli crebbe fino a divenire la sede prediletta dei patriarchi aquileiesi. E fu proprio il rapporto con alcuni presuli – in particolare da Bertoldo di Andechs Merania in poi – a contrapporre l’antica ‘città ducale’ alla nuova ‘terra’ di Udine. Un continuo rivaleggiare che non si esaurì nemmeno con la sottomissione a Venezia (1419-21) e che, anzi, inseguì i primati già nella decorazione delle insegne che celebravano la Serenissima."
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Artfully decorated wooden panels (pettenelle and cantinelle) and frames dating back as far as the 1400s still ornament many ceilings in Cividale del Friuli today. But, in the absence of any documentation on the subject (painting contracts or payslips), it is difficult to say who the patrons responsible for their commission were, especially considering that no family crests, which would at least give clues as to the owners of the houses in question, are depicted. This essay investigates the wealthy inhabitants of Cividale in the 15th century, searching among them for likely candidates, i.e., those who lent money to the comune when the coffers were empty, those who bid for control of datia duties, and those who were appointed chamberlain for the six-month term. By focussing on the revenue flows, in particular that generated by datia duties (which are also compared with those of nearby cities like Udine and Gemona), chamberlains, tax collectors (Appendix I), and their professions (Appendix II), an interesting prosopographical profile emerges: several short genealogies of alliances (consorterie) deeply involved in bidding for datia rights. There are also some notable absences from these activities (like the Boiani family, for example), but, alongside the other noble families, emerge another class of people, comprising notaries, physicians, teachers and skilled craftsmen. Although we cannot be sure that these nouveaux riche had the same artistic sensibilities as their high-born counterparts, they certainly had the financial means to posses large dwellings and commission such elaborate ceilings. ---------------- Pettenelle, cantinelle e cornici lignee variamente decorate ornano ancor oggi molti soffitti cividalesi. Chi furono i mecenati che le commissionarono a partire dal Quattrocento? È difficile dirlo, soprattutto in assenza di documenti (contratti col pittore o cedole di pagamento) e di stemmi parlanti, che indichino almeno la famiglia cui appartenevano le dimore. Il saggio indaga tra le persone abbienti della Cividale del sec. XV, cercando tra i nomi di coloro che prestavano denaro al comune nei momenti in cui le casse erano vuote, di coloro che partecipavano alle aste per assicurarsi l’appalto dei dazi e di coloro che assumevano la carica semestrale di camerario. Dapprima l’analisi si è concentrata sulle entrate fiscali, in particolare sui DAZI cividalesi (mettendoli anche in relazione con quelli delle comunità vicine (Udine e Gemona); quindi si è portata l’attenzione sui nomi dei camerari e dei daziari (Appendice I) e sulla loro professione (Appendice II). Ne è emerso un quadro prosopografico interessante: si sono evidenziate brevi genealogie di consorterie fortemente coinvolte nell’appalto dei dazi e assenze altrettanto interessanti (come quella della famiglia Boiani). E, oltre ai nomi delle principali casate nobiliari, sono usciti dall’ombra quelli del notabilato locale composto da notai, medici, maestri e quelli della componente artigiana. Forse non tutti erano ugualmente dotati di sensibilità culturale e gusto artistico, ma da un punto di vista meramente economico commissionare un ciclo di pettenelle era nelle loro possibilità."
Il tempo e gli interventi dell’uomo hanno concorso a più riprese nell’operare una immotivata damnatio memoriae della figura del beato Odorico da Pordenone nella chiesa di San Francesco a Udine. Solo le scene superstiti del ciclo pittorico quattrocentesco attestano ancora in loco, nonostante la diversa collocazione, il legame tra il frate missionario e il convento in cui tornò a morire nel 1331, circondato dalla venerazione dei fedeli, catalizzando da subito l’attenzione delle maggiori autorità civili e religiose dell’epoca. Trasferimenti e dispersioni hanno segnato le sorti degli altri manufatti: traslata nella chiesa della Beata Vergine del Carmine, smembrata e in seguito ricostruita con alcune significative modifiche, rispetto alla disposizione originaria di rilievi e figure angolari, l’arca marmorea che ne custodisce il corpo, calcinato e demolito l’altare di gusto rococò, infine abbattuta la cappella dedicata al francescano. Il contributo ricostruisce le vicende conservative dello spazio sacro odoriciano e delle opere d'arte che vi erano conservate, proponendo inediti indizi documentari sul giuspatronato della cappella e sul cantiere degli affreschi.
Spilimbergo e la Patria del Friuli nel Basso Medioevo. “Forte d’huomeni, bello d’ornamenti”, edited by M. d’Arcano Grattoni, Silvana Editoriale, Milano 2013, p. 99-105. ISBN 9788836626007
2013, Spilimbergo e la patria del Friuli nel basso medioevo. «Forte d'huomeni et bello d'ornamenti», a cura di M. d'Arcano Grattoni, Milano, Silvana Editoriale
Medieval church architecture of Spililmbergo (Italy): the St. Mary parish church (Duomo) and others ecclesiastical buildings (XIIIth-XIVth century). PROVIDED FOR NON-COMMERCIAL RESEARCH AND EDUCATIONAL USE ONLY. NOT FOR REPRODUCTION OR DISTRIBUTION OR COMMERCIAL USE.
2020, San Francesco di Udine. Un monumento da salvare e riscoprire, a cura di C. Scalon, Udine, Istituto Pio Paschini – Gaspari Editore
2020, I restauri del Novecento (1930-60) e i danni della guerra: dalla chiesa barocca ad una “nuova” chiesa medioevale,
2014, I libri dei Patriarchi. Un percorso nella cultura scritta del Friuli medievale, a cura di Cesare Scalon
2014
Storia della raccolta libraria di Guarnerio d'Artegna e vicende degli umanisti attivi in Friuli nei secoli XIV-XV
On July the 11th 1419, the Community of Cividale signed a pact of friendship with Venice, often mistankenly considered to be part of the numerous “deditiones” (pacts of willing subordination) that were signed between the Serenissima and several cities of Friuli. This paper aims to discuss and emphasize the importance of the deal between Cividale and Venice for the construction of the Venetian Mainland State.
2018
ABSTRACT: In the late Middle Ages Udine was a commercial hub for the surrounding area. The handicrafts and food products were sufficient for the town and its countryside: there do not seem to have been large imports of wheat (the export of the local one was prohibited). The scythes for hay, forged in the foothill area, were the only handicrafts distributed in most of Italy. Nel bassomedioevo Udine è principalmente un centro di scambio e redistribuzione nel territorio circostante. La produzione di manufatti e derrate alimenatari è sufficiente alla cittadina e al suo contado: non paiono esservi grosse importazioni di grano (si vieta l’esportazione di quello locale). La vera eccellenza sono le falci, forgiate nella zona pedemontana e distribuite in buona parte dell’Italia.
2014, IL CROCIFISSO DI CIVIDALE e la scultura lignea nel Patriarcato di Aquileia al tempo di Pellegrino II (secoli XII-XIII) a cura di Luca Mor e Luca Caburlotto (12 luglio - 12 ottobre 2014), Torino - Londra - New York
Il Crocifisso di Cividale e la scultura lignea nel Patriarcato di Aquileia al tempo di Pellegrino II (secoli XII-XIII), catalogue exhibition (Cividale del Friuli, Museo Nazionale di Palazzo de Nordis, 12 luglio - 12 ottobre 2014) edited by Luca Mor, ISBN 978-88-422-2330-6
The essay go back over the events of the medieval wooden crucifix now housed in the cathedral of Cividale del Friuli (Udine). It was recently restored by the Superintendence for the historical, artistic and ethno-anthropological of Friuli Venezia Giulia and it was the "fulcrum" of the exhibition held at the National Museum of Palazzo de Nordis in Cividale del Friuli, from 12 July to 12 October 2014. This paper was posted in the exhibition catalog, edited by Luca Mor. It provides a concise but enough complete and updated overview of the historical events of that gigantic Romanesque statue through photographic, literary, devotional and archival documents (the last ones dates back to 1276). Il saggio ripercorre a ritroso le vicende del Crocifisso ligneo medievale oggi conservato nel duomo di Cividale del Friuli (Udine), recentemente restaurato dalla Soprintendenza per i Beni storici, artistici ed etnoantropologici del Friuli Venezia Giulia e “perno” della mostra tenutasi al Museo Nazionale di Palazzo de Nordis, in Cividale del Friuli, dal 12 luglio al 12 ottobre 2014. Inserito nel catalogo della mostra, a cura di Luca Mor, il saggio offre una panoramica sintetica ma sufficientemente completa e aggiornata delle vicende storiche del monumentale simulacro romanico attraverso la documentazione fotografica, letteraria, devozionale e archivistica, quest’ultima risalente fino al 1276.
2014, IL CROCIFISSO DI CIVIDALE e la scultura lignea nel Patriarcato di Aquileia al tempo di Pellegrino II (secoli XII-XIII) a cura di Luca Mor e Luca Caburlotto (12 luglio - 12 ottobre 2014), Torino - Londra - New York
2014, Il Crocifisso di Cividale e la scultura lignea nel Patriarcato di Aquileia al tempo di Pellegrino II, catalogue exhibition (Cividale del Friuli, Museo Nazionale di Palazzo de Nordis, 12 july - 12 october 2014) edited by Luca Mor, Allemandi, Torino 2014, pp. 140-143, n. 1. ISBN 978-88-422-2330-6
2014, IL CROCIFISSO DI CIVIDALE e la scultura lignea nel Patriarcato di Aquileia al tempo di Pellegrino II (secoli XII-XIII) a cura di Luca Mor e Luca Caburlotto (12 luglio - 12 ottobre 2014), Torino - Londra - New York
2014, Il Crocifisso di Cividale e la scultura lignea nel patriarcato di Aquileia al tempo di Pellegrino II (secoli XII-XIII), Catalogo della mostra (Cividale del Friuli, 12 luglio-12 ottobre 2014), a cura di L. Mor, Torino, Allemandi
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2014, Il Crocifisso di Cividale e la scultura lignea nel patriarcato di Aquileia al tempo di Pellegrino II (secoli XII-XIII), Catalogo della mostra (Cividale del Friuli, 12 luglio-12 ottobre 2014), a cura di L. Mor, Torino, Allemandi
PROVIDED FOR NON-COMMERCIAL RESEARCH AND EDUCATIONAL USE ONLY. NOT FOR REPRODUCTION OR DISTRIBUTION OR COMMERCIAL USE.
Patrie storiografiche sui confini orientali tra Otto e Novecento/Historiographical Homelands on the Eastern Borders between 19th and 20th Centuries
The essay presents the main scholars of Friulian history and the most frequent themes in Friulian history studies between the middle of the 19th century and the first fifteen years of the 20th century. Two aspects emerge: on the one hand, topics related to the Middle Ages are rather frequent and, on the other, there are several figures of passionate amateurs, even serious, but lacking scholarly training. The shift was represented by the appearance of professional scholars in history studies, such as Pier Silverio Leicht and Pio Paschini. They studied and worked in Italian universities, and in Friuli they managed to found innovative history journals or improve on them («Memorie storiche forogiuliesi»: 1905). The Società storica friulana, founded by Leicht in 1911, was the institution that attracted the best local historians and gave continuity and scientific value to traditional themes; these traditional themes were used to exploit the past in order to promote patriotic values (Friulian and Italian) characterised by tendencies towards independence in the wake of the first world war.
2018, Gli scritti di Angelo Maria Cortenovis sull’arte medievale in Friuli. In appendice, Luigi Lanzi, Elogio del p. A. M. Cortenovis
2021
Studiare le vicende di Cividale del Friuli nei secoli centrali del Medioevo è come cercare di ricollocare le tessere di un mosaico distrutto. I protagonisti sulla scena erano enti religiosi, tra loro complementari, ma spesso in conflitto: il capitolo, la prepositura, il monastero femminile di Santa Maria in Valle e, naturalmente, il patriarca di Aquileia. Quest'ultimo risiedeva spesso in questa ‘terra’, circondandosi di nobili castellani e, più tardi, anche cittadini. La documentazione conservata, anteriore al sec. XIII, è poca: si tratta di pergamene in cui il Comune fa la sua comparsa solo nel 1250. Nonostante questo, nel pieno Medioevo la vecchia 'Forum Iulii' – quella che poi sarebbe diventata 'Civitas Austriae' – manifesta una sua centralità nella regione. È sede di un polo scolastico superiore già citato in un capitolare dell’825 ed è la prima comunità nel territorio a ricevere il diritto di 'foro', concesso dal patriarca Pellegrino I (quindi tra 1131-1161). Non è una città nel senso pieno della parola, ma si impegna per sembrarlo e l’attrattività che eserciterà sui forestieri sarà immensa. A partire dal 1270 nel patriarcato arriveranno intere comitive di toscani e Cividale sarà una delle loro mete preferite.
Il primo volume degli Annales udinesi (l'improprio titolo dato alle delibere consiliari della comunità) di cui Vittoria e Anna Maria Masutti hanno curato l’edizione è una fonte straordinariamente ricca di informazioni; un serbatoio al quale chiunque può attingere per inseguire diversi filoni di indagine. Costituisce un variegato spaccato della vita in Udine a metà del XIV secolo in tutti i suoi aspetti. Gli Annales sono ricchi di notizie - che possono costituire altrettante piste di ricerca e approfondimento - sul funzionamento del comune della città e sul suo rapporto con il patriarca e il capitano, ma anche con il parlamento della Patria e con le questioni del territorio limitrofo; sul sistema economico (monete e falsi, pesi e misure, appalti di dazi, interventi di prestatori di denaro, esercizi di botteghe, attività di artigiani e professionisti). Offrono scorci sul tessuto urbano e sui beni comuni (edifici del potere, pozzi, rogge, mulini, strade, piazze, torri campanarie, pese pubbliche, pescherie e macelli, mercati…); sui luoghi della giustizia, di culto e di accoglienza. Permettono di indagare sulla cultura e la circolazione dell’informazione rappresentate dalle figure di cancellieri e notai, da scuole e maestri, palio e feste civiche, ma anche sulla lingua e infine sono un riflettore puntato sulla società in genere (onomastica e professioni non solo di personaggi noti come di patriarchi o di membri delle principali casate cittadine, ma anche, molto più numerosi, di quanti hanno lasciato traccia di sé proprio per aver avuto il destino di essere stati citati in consiglio).
Under the Republic of Venice, the Abbey of Sesto al Reghena was one of the most important ecclesiastical and feudal institutions of Friuli. From the middle of the fifteenth century the abbots were chosen within the Venetian aristocracy, but this did not prevent serious conflicts on the exercise of temporal jurisdiction. The famous canonist and theological counsellor to the republic, Paolo Sarpi, had to deal with these conflicts. Finally, the abbey was suppressed by order of the Republic, as part of the reforms of the eighteenth century.
2020, La torre di porta Villalta a Udine
Emigration can offer great opportunities to those aspiring to raise their social status, and not only in economic terms. This was the experience of Manino di Buccio and his descendants. Leaving behind the Florentine countryside, in the first half of the fourteenth century, the Manins set down roots in the Patriarchate of Aquileia. Here they laid the foundations for a position of power that some centuries later would permit their descendant Lodovico Manin to become the last Doge of the Republic of Venice. Active in three different territories, and relying on the fact that it was impossible for information to circulate, the family constructed its own mythological past. Seventeenth- and eighteenth-century members of the family hid or denied certain details concerning the origins of the family, and encouraged writers to invent a glorious past for it. So it was that the Manins reached the summit of power, convincing everyone of their noble Roman, Fiesolean and Florentine origins. The impossibility of verifying certain fictional constructions often resulted in their being uncritically accepted until very recently. Emigrare può offrire opportunità notevoli a coloro che desiderano una promozione sociale, non solo sul piano economico. È quel che accadde a Manino di Buccio e ai suoi discendenti. Abbandonata la campagna fiorentina, nella prima metà del Trecento i Manin misero le radici nel patriarcato di Aquileia; qui gettarono le basi di un potere che alcuni secoli dopo permise al loro discendente Lodovico Manin di diventare l’ultimo doge della Serenissima. Muovendosi in tre terre diverse, e confidando nell’impossibilità della circolazione dell’informazione, la famiglia costruì una sua storia mitica. I membri vissuti nei secoli XVII e XVIII celarono o negarono certi dettagli riguardo le origini, quindi sollecitarono alcuni scrittori a inventare un passato glorioso. Fu così che i Manin arrivarono all’apice del potere: convinsero tutti delle loro nobili origini romane, fiesolane e fiorentine. L’impossibilità di verificare certe fantasiose costruzioni si è tradotta spesso nella loro pedissequa accettazione fino a tempi recentissimi.
L’abbazia di Santa Maria di Sesto nell’epoca moderna (secoli XV-XVIII), a cura di Andrea Tilatti
"Nel Friuli patriarcale Cividale era solo una 'terra', ma la vocazione urbana - già visibile nella 'forma urbis' - era fortissima. Nel corso del Trecento il consiglio del Comune attuò una chiusura oligarchica: 'milites' e 'pedites' appaiono ormai come etichette prive di valore, ma sono un gruppo coeso, che nei confronti del patriarca Bertrando di Saint-Geniés seglie la via del conflitto, fino al tragico epilogo del 1350. Nel saggio sono descritte le magistrature cittadine e individuato il gruppo dirigente urbano tra tra 1328-45 (riassunto in due tavole poste in appendice)."
2018
The friulian region in the late medieval period has often been regarded as economically detached from the more dynamic and developed italian cities. Recent research and the discovery of a register of a small florentine company in Udine encourage a more nuanced opinion. This paper analyses the action and the business of the "Chonpagnia della Stazone", established by two florentines in Udine in the mid-XIVth century. The study of their trades and network of relations higlights the integration of the region, Udine in particular, into the wider frame of the economy of north and central Italy, playing an active role in trade at an interregional level.
The essay reveals the conspicuous achival consistency of churchwardens’ accounts of late medieval Friulian churches and parishes. They are interpreted in the light of a broader administrative documentation, ranging from obituaries (catapan) or the rolls of the census and rents, until the minutes of trials or pastoral visits. These documents allow a glimpse into the daily life of many parish communities, but they also show the peculiarity of the Friulian secular churches, in which the active presence of the laity was essential, both for the management of real estate, and as a support for liturgical-commemorative and charitable activities.
Mercantile exchanges in Friuli from the seventh to the tenth century. Before the "Cramarii" (street sellers) acted the "Waregang" of Lombard law.
This article was Inspired by two books recently published in Friuli. It offers an extensive historiographical overview on the legal and social position of women in the Middle Ages in Friuli. It takes into account the legal traditions on the marital gifts of Longobard origin and the reform of the Constitutions of Friuli in the first century of Venetian rule.
2010, in F. Finco - F. Vicario (eds.), Il Mestri dai Nons. Saggi di toponomastica in onore di Cornelio Cesare Desinan, Udine, Società Filologica Friulana, 2010, pp. 243-258 [ISBN 978-88-7636-132-6].
Gli agiotoponimi friulani San(t) Andrat e San Tomat e i veneti Santandrà, Sandrà, San Tomà conservano traccia della flessione nominale latina in -ās/āti- che integrava nel sistema tardo-latino elementi allotri, in particolare gli antroponimi d’origine greca (o mediati dal greco) terminanti in -ās, come Andreās, Cosmās, Thōmās, Babylās ecc. Le attestazioni tardo-antiche e mediolatine documentano tale uso, che si fossilizzò nei toponimi: es. 539 fundum ... Andreatis ... praepositi, 745 ex dictatu Andreati refer(endarii), 746 p(er) Andreatem, 747 ex d(ictatu) Andreatis, ecc.